Pantagruelica Italia

di Ulderico Bernardi

Il boom economico ha placato la fame atavica e rivoluzionato le abitudini alimentari

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Era ancora l’italia dei negozietti, del pizzicagnolo sotto casa, della latteria e del macellaio. A una sola generazione dal cataclisma della seconda guerra mondiale il costume degli italiani non era mutato un gran che, almeno dal punto di vista della tavola e dei comportamenti alimentari. Ma già un gran movimento di emigrazione dal sud al nord annunciava, mescolando bisogni e stili di vita, che il mondo aveva fatto un nuovo giro. C’era nell’aria la voglia di togliersi tutti gli sfizi che la penuria bellica aveva represso. Quando il dramma, come nelle antiche età contadine delle carestie, era la mancanza di grassi. che al nord voleva dire lardo e strutto per la minestra, e a sud olio d’oliva da versare su pane e cipolla. Nelle case degli italiani entrava prepotentemente la carne, ricchezza bramata dei giorni di festa.

Nei ristoranti si servivano porzioni abbondanti di pietanze tradizionali. minestroni ben conditi, gnocchi e fiorentine da un chilo. era il trionfo della quantità. un risarcimento per i miserevoli pasti magri degli anni crudi. in quegli anni tra cinquanta e sessanta, il menù proponeva il tris di primi, con risotto dove non si lesinava il burro, pasticcio di lasagne che navigava nella besciamella, e a completare il tutto ravioloni alla panna. per poi procedere sulla stessa linea di arrosti grassi e bolliti misti senza risparmio.

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