Brasile, passaggio a Nordest

di Alessandro Gandolfi

Tra bianche dune metafisiche, frammenti d’Africa e d’Europa, diseguaglianze e semi di futuro, a partire dall’università voluta da Giovanni Paolo II

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I “lenzuoli” del sertão li scoprì un aviatore alla metà del secolo scorso quando, sporgendosi dal finestrino del suo piper, rimase letteralmente a bocca aperta. seguendo la costa atlantica del brasile settentrionale, si era accorto che stava volando sopra millecinquecento chilometri quadrati di dune bianche e lagune color smeraldo. capolavori della natura che gli ricordarono le lenzuola bianche di un giaciglio, e così furono chiamate da allora: i “lençois maranhenses”, oggi parco nazionale fra i più visitati, in particolare da luglio a ottobre quando le piogge riempiono i laghetti, e le pousadas (alberghi) lungo il rio preguiças (“pigrizia”) sono al completo.

I lençois sono il fiore all’occhiello di un itinerario che – da ovest verso est – tocca gli stati di maranhão, di piauí e di ceará, fino alla moderna fortaleza. seicento chilometri di spiagge tra le più selvagge di tutto il brasile, nella cosiddetta regione del sertão, fra chiesette color pastello, villaggi di pescatori e cacciatori di caranguejos, i granchi venduti nei ristoranti della città più francese – e più reggae – del brasile: são luís. in origine – parliamo del 1612 – venne battezzata come saint louis in onore di luigi xiii dal capitano daniel de la touche, che in testa aveva un’idea fissa: fondare la france équinoxiale, l’impero francese nelle terre equatoriali del nuovo continente.

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