Eugenio Corti, la Brianza e il Regno

di Alessandro Rivali

Nella parabola del “Cavallo rosso” lo scrittore ha trasfuso tutto l’amore per la sua terra, la verità e la bellezza

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Raccontare il mondo secondo verità e bellezza. E' questa la doppia stella polare che ha ispirato eugenio corti (1921-2014), l’autore del grande romanzo corale il cavallo rosso. la sua vocazione alla scrittura fu fulminante. sui banchi del liceo san carlo di Milano, che aveva voluto frequentare nonostante il parere dei genitori che l’avrebbero voluto ragioniere, ascoltò per la prima volta l’Iliade.

Non avrebbe mai più dimenticato quell’incontro e in una delle ultime apparizioni in pubblico confidò: «mi buttai a capofitto nella lettura e quell’incontro fu un vero shock. omero trasformava in bellezza tutte le cose di cui parlava. qualsiasi fosse l’argomento affrontato, anche il dettaglio più nascosto, era segnato dalla bellezza, era come condizionato dalla bellezza. ero in quel tempo della vita in cui si iniziano a delineare le decisioni fondamentali. io decisi di scrivere». Con gli anni corti ebbe sempre più chiaro il suo “orizzonte di senso”, secondo l’espressione di Viktor Frankl. Il grande psichiatra austriaco riuscì a salvare la propria identità dando un senso alla sofferenza, dietro i reticolati dei lager nazisti; corti comprese la sua missione mentre il lungo bruco di quel che restava dell’armir fuggiva dall’accerchiamento.

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