«Non si preoccupi, poi le trote le ributto dentro» sorrideva il signor riccardo seduto sul suo sgabellino pieghevole. Qualche anno fa, all’alba, il pensionato milanese scendeva sempre a pescare nella darsena. chissà se potrà mai tornarci, dopo che i lavori in corso l’avranno trasformata in una «nuova piazza, con meno auto – ha assicurato maria carmela rozza, assessore ai lavori pubblici della giunta pisapia – e più spazio per barche, alberi e pedoni».
Un tempo il decimo porto più trafficato d’italia, la darsena è un luogo del divertimento da decenni: il commercio ha portato bar e osterie, e poi mercatini, mostre di pittura, turisti in vicolo dei lavandai e musica dal vivo sui barconi ormeggiati lungo il naviglio pavese, quegli stessi barconi che fino agli anni settanta scaricavano sabbia. «bisognerebbe scoperchiare i navigli e tornare ai tempi di stendhal» suggerisce da tempo dario fo, ricordando una milano che non esiste quasi più. la milano descritta da montanelli «delle fosse, delle darsene, degli scricchiolanti ponti di legno».
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