Si chiamava allora “great exhibition of the works of industry of all nations” ed era il 1851: in quella esposizione internazionale a Londra l’allora stato pontificio, regnante Pio IX, era già presente con un suo padiglione che ricevette persino un premio. Da allora si dipanò un ideale filo costante che attraversò tutte le esposizioni universali spesso con presenze imponenti e con opere d’arte straordinarie: si pensi che a quella di New York del 1964 fu inviata nientemeno che la Pietà di Michelangelo, che per la prima volta lasciava la basilica di San Pietro (per tutelarla da ogni eventuale rischio fu realizzata una “controfigura” in marmo di carrara che poi rimase a New York, nel st. Joseph’s seminary). anche sotto benedetto XVI nel 2008 la santa sede allestì un suo padiglione all’expo di Saragozza sul tema dell’acqua.
E' quindi naturale che essa sia presente anche all’expo di Milano, testimoniando la volontà della chiesa cattolica di partecipare ai dibattiti sulle questioni cruciali come quelle della custodia del creato e della disponibilità universale delle risorse del nostro pianeta. l’impostazione del padiglione sarà, perciò, squisitamente ideale e sociale, fondata sul rilievo simbolico del nutrire e sulla dimensione antropologica e teologica del tema. non per nulla un duplice motto biblico farà da insegna alla struttura vaticana e ai molteplici eventi che si celebreranno durante i mesi dell’expo: «non di solo pane», frase anticotestamentaria (dt 8,3) citata anche da gesù (mt 4,4), e «dacci oggi il nostro pane», dal padre nostro. i quattro punti cardinali tematici derivanti da quel motto saranno così espressi: un giardino da custodire, un cibo da condividere, un pasto che educa, un pane che rende presente dio nel mondo.
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