Chissà se si chiamava Angiolo oppure Ambrogio. Nella sua vespignano in Mugello, sui bei monti a nord-est di Firenze, e poi nella stessa città che ormai andava acquistando bellezza e importanza, tutti lo avrebbero sempre chiamato col giocoso nomignolo di “Giotto”, diminutivo-vezzeggiativo di entrambi quei nomi.
Era quasi coetaneo di dante, nato nel 1265, più o meno due anni prima di lui, e che lo avrebbe celebrato come il più grande pittore della sua città e del suo tempo, superiore anche a cimabue. le vite del grande poeta e del grande pittore, in quell’età e in quella terra così felici e ricche di geni, si svilupparono contemporaneamente: dante sarebbe morto cinquantaseienne nel 1321; un po’ più fortunato di lui giotto, che era più o meno del ’67 (ma una parte della critica pone ancora la sua nascita al 1276, seguendo la cronologia fornita dal vasari), e morì l’8 gennaio del 1337. In ogni caso, una sessantina o settantina d’anni, nel primo trecento, era una vita discretamente lunga.
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