Con Michelangelo e Vasari pellegrini per le sette chiese

di Marco Roncalli

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Non si tratta solo di committenze e mecenatismo papale. in tanti modi, gli anni santi – attraverso l’arte – hanno influito sull’anima dei romei, degli stessi pittori, scultori, architetti, oltre che sul volto di roma. La tentazione sarebbe quella di partire da giotto e arrivare almeno alle realizzazioni di bernini o borromini, sostando magari sugli artisti impegnati nella sistina: Botticelli, Signorelli, il Pinturicchio, il Perugino; o su Bramante, beato Angelico o Melozzo da Forlì. 

A parte il problema delle attribuzioni (ad esempio si continua ad attribuire alla scuola di giotto l’affresco dedicato a bonifacio viii in san giovanni in laterano, per il quale invece si dovrebbe forse spendere il nome di pietro cavallini, il quale poi vi avrebbe fissato la presa di possesso della basilica e non la prima indizione del giubileo), a parte il problema di tante opere comunque ascrivibili al contesto giubilare e sovente andate perdute, lo spazio non sarebbe mai sufficiente. Così, ricordato che occorre arrivare al tempo di martino v e al suo giubileo straordinario, tra il 1423 e il 1425, per fissare l’avvio del dinamismo di papi costruttori, urbanisti e mecenati e per trovare un episodio paradigmatico della relazione fra artisti e giubilei, riportiamo  qui la vicenda di michelangelo.

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