Nel cinquecento – tempo di mondi inediti – sono almeno due i personaggi che esprimono l’anelito di conquista e conoscenza dello spazio. uno è un astronomo che, con le sue scoperte celesti, sconfesserà la cosmologia tolemaica tanto aderente alle teorie bibliche sull’ordine dell’universo; l’altro è un celeberrimo navigatore, consapevole del valore delle sue scoperte anche per l’espansione del cristianesimo.
Anche per loro la meta di roma – che con i suoi pontefici rinnova gli appuntamenti con il perdono, guardando attenta ai nuovi cieli e alle nuove terre – è stata importante. parliamo di niccolò copernico, presente nell’urbe al giubileo del 1500, e di Cristoforo Colombo, un pellegrino del mondo tanto lontano da Roma, ma con la città dei papi nel cuore, e che di sé alla fine di quell’anno scriveva: «Dio ha fatto di me il messaggero del nuovo cielo e della nuova terra di cui parla l’apocalisse» (pur rientrando in Spagna in catene).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Abbonati a Luoghi dell’Infinito per continuare a leggere
La rivista è disponibile in formato cartaceo e digitale
Abbonati alla rivistaSei già registrato? Accedi