Anno del signore 1473, canale della Manica. Su di un galeone viaggia la grande tavola del giudizio universale di hans memling. partita da bruges la nave è diretta in italia, lungo quella rotta che – con il commercio e gli interessi economici – univa le culture, le lingue, gli usi e i costumi e favoriva soprattutto i rapporti artistici. Firenze, la città del rinascimento, attende l’arrivo della tavola, commissionata dal banchiere mediceo angelo tani per la cappella di San Michele nella badia fiesolana, ma il galeone viene assalito dal corsaro di danzica Paul Benecke e l’opera non giunge mai a destinazione.
Sembra l’inizio di un film, ma la vera storia del giudizio universale di memling racconta di questa “avventura” e di una sorte che ancora oggi non vuole che l’opera giunga in italia. non c’è, nella grande mostra che roma dedica al maestro fiammingo. Il grande giudizio è rimasto infatti nel muzeum narodowe di danzica. Ma si tratta solo di un’assenza, seppure di rilievo, che viene colmata dalla bellezza fiammeggiante di cinquanta capolavori di memling raccolti alle scuderie del quirinale e provenienti da prestigiose collezioni internazionali.
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