I Giubilei del Settecento. Folle e schiavi cristiani liberati

di Marco Roncalli

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«Oggigiorno i pellegrini che vanno a roma non sono più così numerosi come un tempo, perché si è presa l’abitudine di lucrare l’indulgenza giubilare nel proprio paese». così annotava l’anonimo autore dell’histoire des indulgences all’alba del “secolo dei lumi”.
Scismi, guerre, minacce dei turchi, eresie, la rivoluzione francese e napoleone impedirono certo i massicci afflussi di anni santi precedenti. 

Tuttavia per il Giubileo del 1700, sotto Innocenzo XII, non mancano descrizioni come quelle di un viaggiatore inglese che annota: «la folla continua a passare in ginocchio la porta santa di San Pietro con tale affluenza che non sono riuscito ancora a farmi strada per entrare». Per quello del 1725 restano le sequenze colte in diretta da Ludovico Sergardi, direttore della fabbrica di San Pietro: «fu tale il concorso di popolo per pigliare il giubileo che seguirono molti inconvenienti, fu gittata a terra la gran balaustra di marmo nella cappella del gran sacramento, che non lo crederei se non fussi andato la mattina seguente a riconoscere il danno che importa centinaia di scudi». 

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