La frontiera cristiana dell'Europa

di Franco Cardini

Il legame con la Chiesa di Roma è uno dei tratti fondamentali della millenaria e tormentata storia della Polonia

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I polacchi appartengono al grande mosaico dei popoli detti slavi, gli idiomi dei quali si rifanno – secondo la classificazione tradizionale oggi ritenuta inaffidabile – al gruppo “Satem” dell’universo linguistico indoeuropeo. Le tribù slave insediate tra vistola e oder entrarono in contatto nel IX secolo con i missionari greci guidati da metodio, fratello di cirillo di tessalonica. La minacciosa prossimità dei tedeschi, uniti nel regno soggetto a Ottone i di Sassonia, fu in un primo tempo ostacolo sia alla conversione di quelle tribù secondo il magistero della chiesa greca, sia al loro avvicinamento al cristianesimo latino del quale la cultura ottoniana era portatrice.

Nel 966 comunque il capotribù Mieszko, che dopo accesi scontri si era piegato alla volontà di ottone i venendo riconosciuto come “duca” (dux), vale a dire come guida del suo intero popolo, dette avvio alla dinastia dei piasti accettando la conversione e avviando subito la cristianizzazione dei sudditi. Egli fu sostenuto in quella sua decisione dalla vicinanza della dinastia boema dei premyslidi, a sua volta vassalla del regno di germania ma da mieszko a ragione considerata meno pericolosa per l’indipendenza nazionale rispetto all’invadenza tedesca. Il passo successivo del duca polacco consisté nello stringere buoni rapporti con roma, a cui la polonia sarebbe rimasta sempre molto legata. a papa silvestro ii, che era molto di più di un “cappellano di corte” di ottone iii, spetta l’avere intuito la straordinaria importanza delle società cristiane che stavano sorgendo a est del mondo tedesco: egli promosse l’evangelizzazione delle genti slave, sostenne l’istituzione di loro chiese nazionali, rese possibile la fondazione dell’arcivescovado di gniezno.

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