Gli artisti ne sanno sempre di più degli storici dell’arte. anche nel caso di piero della francesca, “scoperto” nel nostro secolo da longhi e da berenson, gli artisti erano arrivati prima. Ecco come il giovanissimo balthus nell’agosto 1926 (dunque un anno prima della fondamentale monografia longhiana) scriveva a un amico da arezzo, dove stava copiando gli affreschi del maestro: «ma come potrei parlare dei dieci affreschi di piero della francesca?
Sono i più begli affreschi che abbia mai visto (rappresentano la storia della croce secondo la leggenda di jacopo da varagine). Li ammiro ogni giorno di più. Hanno un’armonia straordinaria perché sono il frutto di lunghi calcoli, e a tutta questa matematica fa da contrappeso una pittura meravigliosa, dai colori chiari, trasparenti, con accordi prima sconosciuti. è una pittura grande e pura. è senza tempo, appartiene a tutti i tempi. Fa pensare alla dama del liocorno, tanto è misteriosa, ma anche a valéry, tanto è matematica, astratta, aggraziata e divina. Del resto tutti questi aggettivi suonano vuoti. Per descriverla veramente non c’è altro che dipingerla».
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