Sacralità e tecnologia. sembrano termini divergenti, forse contrapposti. ma chi guardi il mare di seto (tra le isole giapponesi di honshu, shikoku e kushu) inquadrato dalla cappella progettata dallo studio raa (ryuichi achizawa), nella grande vetrata che la domina ravvisa il tentativo di riconciliare natura e artificio.
La cappella è intesa come luogo da cui godere lo spettacolo delle onde marine, il vasto orizzonte, le nubi che trascorrono silenti. nel costruito, nulla si frappone tra le persone e il panorama, persino le sedie sono trasparenti. Mancano segni che indichino un’appartenenza e la religiosità spira soltanto dal rapporto visivo col mare e col cielo, resi a una purezza assoluta nell’assenza del rumore. è una cappella matrimoniale.
Ne sono sorte molte in giappone, perché la religiosità andata persa con la modernità bussa al cuore delle persone quando decidono di compiere il passo più importante nella vita di coppia. dagli anni ’80 va crescendo il numero di coloro che desiderano sposarsi in ambienti sacrali: risulta significativo che ne consegua il proliferare di cappelle che traggono ispirazione dalle chiese europee. Vi sono ricostruzioni intere di chiese storiche del vecchio continente e molti progettisti seguono criteri simili a quelli che anche qui da noi ispirano il disegno degli edifici di culto odierni, cercando modi per dire “sacro” ricucendo il rapporto tra artefatto e natura.
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