Quella fragile bellezza che sconfigge il male

di Giuseppe Laras

Il racconto della sua infanzia, la persecuzione nazista, il tradimento, la perdita della madre deportata in un lager... Quando la fede apre alla speranza

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I miei ricordi di bambino sono stati traumatizzati dalla guerra e dalla persecuzione. ricordo di aver vissuto, nascosto e braccato, in luoghi estremamente belli, in cui i colossi montani si stagliavano in tersi cieli color indaco oppure tra plumbee nubi. si trattava delle magnifiche vette della val grande di lanzo, con i loro picchi e declivi, boschi e radure, fieri rapaci e simpatici animaletti. ricordo che avevo imparato a raccogliere i funghi, distinguendoli correttamente, inoltrandomi là dove gli alberi erano più folti. ricordo anche che mi piaceva quella vita rustica ed essenziale.

Purtroppo, per mia madre e me era sì un luogo di ricovero, ma era al contempo un posto estremamente pericoloso, irto di difficoltà. richiedeva mille attenzioni, mille sotterfugi e nascondimenti. eravamo ostaggio di infinite paure, che spesso si concretizzavano. i nazisti rastrellavano anche lassù ebrei e partigiani, di intesa con i loro molti complici italiani, non meno spietati. lì iniziai ad apprendere che viltà e spietatezza sono spesso compagne e complici. mia madre, dopo alcuni mesi, fu costretta a ritenere che anche quel luogo remoto fosse insidioso per noi e così abbandonammo tanta bellezza, che però per me, da allora, rimase per sempre lordata dalla peggior sozzura umana. Non sono mai più ritornato in quei luoghi, che ho ancora in uggia.

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