Nelle figure c'è la vita

di Ermes Ronchi e Marina Marcolini

Tutta la Scrittura è un giardino di simboli. Gesù ama il simbolo perché supera la teoria per toccare l’anima

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​Il simbolo contiene, nella sua etimologia greca, l’idea di qualcosa che rende possibile l’incontro tra elementi disgiunti e ne rivela il senso. L’incontro tra terra e cielo, tra uomo e dio nell’incarnazione rende il cristianesimo la religione simbolica per eccellenza. Il simbolo è un operatore di riconoscimento, di relazione, svela in quale mistero d’amore ogni cosa trovi la sua fonte (gv 3,12).

Il simbolo parte da una entità concreta, limitata, e la tende fino a farla approdare all’assoluto: «il signore passò, ci fu un vento impetuoso e gagliardo [...] dopo il vento ci fu un terremoto [...] dopo il terremoto ci fu un fuoco [...] dopo il fuoco il mormorio di un vento leggero» (1re 19,11-12). Tiene insieme il vento leggero e il passare di Dio, l’acqua del pozzo di samaria e la sorgente d’acqua viva nell’intimo. L’incarnazione stessa di Gesù è il simbolo supremo, perché tiene insieme il verbo (logos) che è dal principio e la carne (sarx) fragile e calda di un bambino appena nato (gv 1,1.14).

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