Oman, l'araba fenice

di Agnese Fior

Dopo che ha aperto il suo cuore desertico, il sultanato è diventato un’oasi di cultura e di bellezza

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Si lasciano all’alba le spiagge di Salalah, rampante centro turistico del Dhofar, nel sud ovest dell’Oman, ai confini con lo Yemen. Si punta verso nord su un 4x4, tenendo d’occhio il gps e regolando l’aria condizionata. A bordo, cassoni frigorifero con scorte d’acqua e coca-cola in grado di estinguere ogni sete. In caso di imprevisti, il telefono satellitare garantisce i soccorsi. poi, oltre i laghi salati, compare un mare di rosse dune, alte anche più di trecento metri.

A sir Wilfred Thesiger verrebbero i brividi, anche se fuori del finestrino ci sono 45 gradi all’ombra e sul cofano potresti cuocere due uova. l’esploratore inglese, che stava ai deserti come reinhold messner sta alle montagne, nel 1946 era rimasto tre giorni nel quarto vuoto, il deserto di dune più esteso del mondo, senz’acqua né cibo né riparo dal sole, ad aspettare che gli amici beduini lo soccorressero.

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