Tadao Ando e la croce, semplicemente

di Mario Botta

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Nel vasto repertorio delle opere realizzate nella seconda metà del xx secolo da tadao ando – probabilmente il più famoso architetto giapponese contemporaneo – la “chiesa della luce” costruita a ibaraki, presso osaka, può vantare il primato di essere il suo edificio più piccolo per dimensioni (la pianta copre un centinaio di metri quadrati) ma anche uno fra i più significativi per la forza espressiva che lo caratterizza.

La chiesa sorge ai margini di un agglomerato di case residenziali sparse in un contesto privo di particolari valori paesaggistici e occupa una parcella di terreno che converge su un incrocio di strade. appare come un semplice parallelepipedo di cemento armato posto leggermente di sbieco rispetto ai confini del lotto.
Il volume interno (una semplice aula) è parzialmente attraversato in un angolo da una lama muraria che ritaglia un vestibolo d’ingresso e disegna un percorso pedonale esterno. 
Questo incrocio planimetrico fra le mura crea nell’aula un deciso contrasto spaziale con una chiara gerarchia fra la testata di ingresso – più plastica e fortemente ombrata – e quella absidale sul fronte sud, nella quale l’architetto realizza un’incisione che disegna una croce di luce (da parete a parete e dal pavimento al soffitto). L’insieme della fonte di luce diviene apertura verso l’esterno assumendo, nel contempo, un forte valore simbolico.

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