Aosta, valle di torri e di santi

di Leonardo Servadio

Sotto le vette ghiacciate delle Alpi alla scoperta di un paesaggio dove la natura dialoga con i luoghi di arte e di fede

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Inexpugnabile oppidum, castello non conquistabile. Così chiamavano nel basso medioevo il forte di bard, la cui mole possente corona lo sperone di roccia all’imbocco della valle d’aosta. si eleva accanto alla riva sinistra della dora baltea, dove lo spazio si strozza in una gola. è come una soglia, un passaggio obbligato per chi transita. La fortezza sorveglia dall’alto, è roccia sulla roccia e si profilava come minaccia quando ospitava decine di uomini armati.

La Valle d’Aosta vive nei secoli quale luogo di passaggio. Vi si dipana la via francigena, sulla quale dall’epoca carolingia viaggiano i pellegrini alla volta di roma. Dal valico del Gran San Bernardo e da altri passi alpini passarono le popolazioni walser nel corso del XIII secolo, e si stabilirono a Gressoney e Issime: la valle è ampia e soleggiata, e alle genti abituate ai climi rigidi del nord europa, le estati fiorite sui pascoli in quota saranno sembrate una benedizione. E giunsero a più riprese anche gli eserciti francesi, spinti da mire espansionistiche: arrivò napoleone quando decise di portare in italia il verbo della rivoluzione, ma i soldati asserragliati a bard resistettero a lungo, tanto da indispettire il bonaparte che, una volta conquistato il forte, per vendetta lo distrusse.

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