Se la fede si può intendere, a dirla con Dante, come “sustanza di cose sperate ed argomento delle non parventi”, vale a dire espressione di un sistema di rapporti fra l’essere umano e ciò da cui egli si sente in qualche modo invaso, avvolto, circondato e sovrastato, una religione si definisce ordinariamente come l’espressione storica concreta – che varia con il variare delle culture e il trascorrere del tempo – di tale fede.
Alla luce di ciò, si sarebbe tentati di parlare di una “fede abramitica”, espressa dal racconto della genesi a proposito dell’incontro fra dio e il patriarca “padre delle genti” discendenti da sem figlio di noè, nonché del patto stipulato tra loro e in seguito declinato in tre successive versioni, tre “religioni” appunto: quella di Mosè nata tra i discendenti di isacco, quella di gesù che è andata al di là dei confini genealogico-etnici entro i quali si muoveva la prima, infine quella di muhammad germogliata tra i discendenti del fratellastro di Isacco, Ismaele.
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