All’incrocio di due trafficatissime strade di glendale, contea di los angeles, california, c’è un ristorante che si chiama “da helèna”. Il locale è piccolo, di forma rettangolare: sembra un grande pullman con una sola entrata in un angolo, una porta allegramente basculante che non è mai ferma, perché tanta gente ci viene anche solo per prendere del cibo da portarsi a casa. La proprietaria è una bella signora rotonda greco-armena, che ama la sua cucina e i suoi clienti, e vuole intorno a sé solo gente sorridente che gusta in santa pace le sue specialità.
Non ci sono tavoli, da helèna, ma lunghe panche parallele con un passaggio in mezzo; sul lato verso la strada c’è una grande vetrata tutta bordata di fiori finti dai colori gessosi, cui corrisponde sul lato interno un fantasmagorico dipinto su temi della mitologia greca – interpretati molto liberamente. Ma alla variopinta e fedele clientela che affolla il locale tutto ciò importa ben poco; le bastano le tinte accese delle figure e la bellezza della giovinetta andromeda che si protende verso il mare in tutta la sua procace nudità mentre un grassoccio mostro marino avanza verso di lei, circondato da pesci e delfini. la ragazza non sembra tanto atterrita, piuttosto accenna a un sorrisetto sghembo. In un angolo, Perseo vestito da romano antico imbraccia la lancia contemplandosi i piedi, ma nessuno fa molto caso a lui.
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