Ecco una vicenda che sarebbe piaciuta al tolstoj di guerra e pace perché è la esemplificazione quasi didattica delle umane ambizioni quando vengono travolte dalla imprevedibilità e dalla fatalità della storia; pensiero dominante di quel grande libro.
L’argomento è il palazzo del quirinale, un luogo che (cacciato in esilio il Papa Pio VII Chiaramonti, abolito il potere temporale, dichiarata roma “libera città imperiale”) doveva diventare la reggia di napoleone bonaparte imperatore dei francesi, re d’italia e autocrate di mezza europa.
Progettista dell’impresa (ristrutturazione e anzi reinvenzione del quirinale da dimora del potere clericale a sede del laico governo imperiale nato dalla rivoluzione) è Raffaele stern, un tedesco naturalizzato romano che aveva iniziato la sua carriera come architetto dei palazzi apostolici. Consigliere aulico per l’arredo artistico è antonio Canova, arbitro del gusto e autorità indiscussa nel campo delle arti nell’europa di quegli anni, da parigi a Londra a San Pietroburgo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Abbonati a Luoghi dell’Infinito per continuare a leggere
La rivista è disponibile in formato cartaceo e digitale
Abbonati alla rivistaSei già registrato? Accedi