Non un’altra vita ma una vita altra

di Ermes Ronchi e Marina Marcolini

Nella Bibbia tra Primo e Nuovo Testamento c’è una differenza sostanziale sulla visione dell’aldilà

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La morte strappa le persone e ogni vivente alla vista. i corpi vengono tumulati sottoterra o esposti o bruciati e in breve tempo non esistono più nella forma in cui erano vissuti nel mondo, scomparendo per sempre agli occhi di chi li aveva conosciuti e amati. 
Che cosa ne è dei morti? «Morire è solo non essere visto. / se ascolto, sento i tuoi passi esistere / come io esisto», scrive fernando pessoa. per l’umanità la domanda pressante sulla morte imbocca fin da tempi lontanissimi la strada della ricerca di un luogo. Le culture antiche rispondono sviluppando uno scenario del dopo-morte con la raffigurazione di immaginari paesaggi.

«Tremendo ai vivi veder queste cose!», dice la madre di ulisse al figlio, sceso «nelle case putrescenti dell’ade» (Odissea, XI, 156; X, 512). La rappresentazione dell’aldilà trasmessaci dalla cultura greca antica, una delle due grandi sorgenti della cultura occidentale insieme alla bibbia, descrive un luogo sotterraneo, informe, pauroso, immerso nella nebbia, tra gorghi e acque pericolose, dove i morti, esangui, «come ombre vane svolazzano» in massa. giovani e vecchi, imbelli ed eroi (Odissea, X, 95), tutti privi di mente, sentimenti e voce.

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