La poesia occidentale si abbandona riccamente al canto dei colori di fiori, piante, si esalta nelle tinte delle gote, delle labbra, degli occhi della donna. per non parlare delle gamme cromatiche del cielo, del mare. e poi i colori della vita quotidiana. raramente rappresenta animali soffermandosi sul loro colore: un lungo (quanto inutile) studio ci permette di scoprire che il famoso baiardo, il cavallo di rinaldo, probabilmente è di pelo bruno con macchie nere. ma ariosto non dice nulla, e quando un poeta tace ha i suoi motivi.
L’uomo occidentale scopre animali dai colori sgargianti durante e dopo il colonialismo, soprattutto però nell’epoca contemporanea: i pappagalli multicolori dell’amazzonia, i pesci gialli e blu dei caraibi non appartengono al patrimonio animale dell’occidente, dalle capre di itaca alle mucche che annoiavano, nei viaggi in campagna, i romantici inglesi.
la poesia orientale è differente, mescolata alla cultura del tappeto, all’arte che porta animali sgargianti e paradisiaci nelle trame del tessuto.
ma nella poesia d’occidente domina il bianco, che non solo è il colore della purezza, ma della totalità: i cigni di Yeats sono emblemi di immacolatezza, bellezza assoluta, e insieme volo, energia erotica, pienezza del vivere.
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