Usiamo normalmente il termine “bello” per indicare la scoperta di una corrispondenza con persone, cose e contesti in cui c’imbattiamo: segnaliamo così un’esperienza che ha carattere di felicità, di appagamento, di riposo, di spontaneità, persino di conoscenza e di affezione. D’altro canto, subito siamo portati a ritenere che quanto è emerso nel rapporto sia qualità oggettiva, intrinseca cioè a ciò che ci è parso bello. Sappiamo che sono ore e giorni felici quelli in cui questa parola prende spazio nel lavoro e nel riposo, ore e giorni che ricordiamo con nostalgia e che ci rendono solidali tra noi, amici. inoltre, in base a questa esperienza ci convinciamo che la bellezza è dono, qualcosa cioè che supera le nostre misure, di cui ci sfugge la definizione esatta ma di cui avvertiamo un assoluto bisogno, sempre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Abbonati a Luoghi dell’Infinito per continuare a leggere
La rivista è disponibile in formato cartaceo e digitale
Abbonati alla rivistaSei già registrato? Accedi