«In questa diocesi, nulla è più insigne per devozione quanto quel luogo prossimo al paese di castiglione della pescaia, chiamato un tempo stabbio di rodi, ove si conservano le sacre reliquie di san guglielmo eremita». così scriveva nel 1607 Giulio Sansedoni, vescovo di grosseto e confidente di filippo neri, a proposito dell’eremo di malavalle. La biografia di guglielmo è tuttora coperta da non poche zone d’ombra, tra qui pro quo, interposizioni leggendarie e ricorrenti preconcetti.
E' pacifico che nacque in francia e visse nel XII secolo, fu guerriero valente e dalla personalità irruenta. dopo alterni tentennamenti sposò la vita eremitica, vivendo tra penitenze e ascetismo radicale. l’ultimo approdo del suo peregrinare fu l’anfratto di macchia mediterranea dal sinistro nome di malavalle, dove morì nel 1157. Il sito divenne rapidamente meta di pellegrinaggio, mentre la fama dell’eremita fu talmente incisiva da ispirare la fondazione dell’ordine religioso dei guglielmiti, diffusosi rapidamente in italia e in larga parte dell’europa centrosettentrionale.
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