Il protagonista indiscusso della via di francesco è proprio lui, il santo di assisi. non solo perché gli itinerari che, dal sud e dal nord, conducono alla città serafica collegano i “luoghi” dove la sua persona ha lasciato un segno, ma soprattutto perché l’attrattiva e il principale contenuto dell’esperienza di pellegrinaggio lungo i sentieri di umbria, toscana e lazio è il messaggio del poverello. camminando per gli splendidi paesaggi dell’alpe della luna, della valle santa reatina o della pianura spoletina – tanto per citarne alcuni – il pellegrino può interpretare i propri sentimenti attraverso le parole del cantico di frate sole: «laudato sie, mi’ signore, con tucte le tue creature».
Incontrando le genti ospitali e schiette dell’appennino, può riassumere nel saluto francescano di “pace e bene” le relazioni sinceramente amichevoli e accoglienti che si determinano lungo il cammino. vivendo i disagi e le fatiche di un pellegrinaggio giocoforza sobrio ed essenziale (più di quel tanto nello zaino non ci sta), il pellegrino può gustare la compagnia gioiosa di “madonna povertà” e di “sorella provvidenza”, sperimentando uno stile di vita più essenziale e solidale, che spesso fa nascere il desiderio di un’esistenza più semplice. entrando infine nel silenzio dei chiostri e nello splendore delle chiese, ancora abitati da uomini e donne che seguono la forma di vita di francesco, il viandante può percepire con forza il mistero, come nostalgia di qualcosa che si è perduto, come stupore dinanzi a una nuova dimensione dell’esistenza, oppure come familiare e sempre nuova presenza dell’«altissimo, onnipotente, bon signore».
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