Del proprio corpo ognuno avverte sensibilmente la viva realtà, nella doppia evidenza materiale e immateriale. lo percepisce misteriosamente abitato da un io dalle infinite risonanze sensibili e razionali. lo coglie in una relazione, non meno misteriosa, con quello degli altri e con la densità, anch’essa materiale e immateriale, del mondo circostante e dell’universo intero.
Il corpo però non è un vestito sovrapposto all’io; quest’ultimo, a sua volta, non è il protagonista di un dominio incondizionato su di esso: perché l’uomo è creatura, dono di vita che si tramette tra le generazioni. e la vita, in tutte le forme sensibilmente a noi accessibili, è sempre, si dice con un termine molto significativo, incarnata.
Per queste ragioni, in tutte le culture si sono individuate analogie del corpo umano con l’organica unità del pianeta terra, insieme a tutto ciò che lo abita, con l’universo e tutti i corpi celesti che lo popolano. si arrivò persino, nel medioevo, a delineare esplicite corrispondenze tra il microcosmo del corpo umano e il macrocosmo, inconoscibile nella sua totalità ma unitario, dell’universo.
Nel vortice di questa multiforme unità di relazioni, l’uomo ha inscritto, nella nostra e in altre culture, anche l’architettura.
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