Vita, umana meraviglia

di Leonardo Servadio

Ogni nascita riempie di stupore perché è filosoficamente apertura al possibile

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Di fronte alla nascita ci si pone in atteggiamento di gioia. un medico, un neurologo, uno scienziato senza dubbio ci direbbero che, quando si incontra un bimbo, nelle persone si scatena una reazione fisiologica “positiva”, che induce alla “cura”. vi è infatti qualcosa di istintuale nel contemplare lo schiudersi di una nuova vita e, nel guardare un bambino, ogni bambino, sorge il desiderio di assisterlo, curarlo, proteggerlo. E' certamente qualcosa di insito nella nostra struttura genetica oltre che nella psiche: ma, al di là di ciò, non si può non osservare che tali reazioni sono come potenziate nell’atteggiamento di attesa insito nella nascita. l’aspettativa è sempre connessa a un sentimento forte e radicato, generalmente associato a una sensazione di piacere, la cui fonte è la novità, un “novum” che si apre di fronte a noi, il senso di uno sviluppo che spezza la staticità che nel quotidiano sembra a volte attanagliare le nostre vite. il bambino induce un senso di sviluppo: un essere che prima non c’era, subito si forma, cresce, diviene. una realtà nuova che è “figlio”, sempre legato a un atto di amore, partecipazione, condivisione.

Anche al di là del fatto, la presenza di un bimbo rimanda alla positività dell’unione tra due persone. e l’amore – lo si vede sempre nella storia e ovunque nel mondo – è connesso alla sensazione di piacere: quel piacere che deriva dalla ricerca di una completezza da cui ci sentiamo così spesso lontani. in questo motivo, tra gli altri, si pone la rilevanza estetica della nascita, che sempre tocca e cambia le nostre vite. il lato estetico peraltro è anche legato alle fattezze dei neonati. senza richiamare il filosofo burke, che nel settecento associava la bellezza alla piccolezza, il piccolo appare bello anche perché i suoi caratteri fisici hanno una particolare indeterminatezza: l’assenza di una forma compiuta non è vissuta infatti come incompletezza, bensì come archetipo del possibile, immagine in divenire di una tenerezza nuova – quella stessa che nell’arte appare sempre nelle maternità – che genera quell’insieme di sentimenti che parlano di bellezza, di pace, di calma, di gratitudine, di speranza.

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