Quando, nel 568-569, i longobardi (così detti per le lunghe barbe che caratterizzavano i volti dei guerrieri) si presentarono alla porta orientale d’italia, nell’attuale friuli, in procinto di invadere quella che sapevano essere una terra ricca di storia e tradizioni, ma anche fiaccata dalla lunga guerra greco-gotica, interrompevano in modo definitivo una vocazione migratoria iniziata secoli prima, che dal nord della germania, dalla foce del fiume elba, li aveva condotti sino alle pianure pannoniche (nell’attuale ungheria).
Da queste dovettero fuggire precipitosamente sotto la spinta di una popolazione barbarica di cui temevano la ferocia, gli avari. Guidati da re alboino, si diressero così verso un paese che avevano già conosciuto quando erano stati reclutati come milizie mercenarie dai bizantini nell’estenuante scontro con gli ostrogoti. Dopo la presa di cividale – sede del primo ducato, affidato al nipote del re gisulfo – rapidamente dilagarono nella pianura padana, toccando in rapida successione verona, milano, il piemonte e infine pavia, dove fu fissata la capitale. risparmiata la liguria e la zona di ravenna, rimaste sotto il controllo bizantino, penetrarono in toscana e poi, seguendo la via flaminia, in umbria, trovando un insormontabile inciampo nel territorio di roma, dove si era affermata la guida spirituale e politica dei papi.
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