La mostra aperta al san domenico di forlì è oggettivamente grandiosa. circa duecento le opere esposte, chiamati a raccolta i grandi nomi della storia dell’arte italiana. non solo raffaello e michelangelo, tiziano e caravaggio, ma anche pontormo, rosso fiorentino, correggio, sebastiano del piombo, lorenzo lotto. E poi ancora federico barocci, ludovico e annibale carracci, guido reni, pietro paolo rubens, el greco fra gli altri. Percorrere la mostra significa attraversare il manuale base della nostra storia artistica fra cinquecento e seicento: dalla prima maniera fiorentina di rosso e pontormo alla scoperta del “vero” svelato dalla luce nell’opera di caravaggio.
Il titolo “l’eterno e il tempo” abbraccia con efficacia l’argomento dell’esposizione. perché il tempo è quello storico, drammatico e calamitoso, che si colloca fra il sacco di roma (1527) e le guerre di predominio e di religione; guerre destinate, prima e dopo il concilio di trento (inaugurato nel 1545), a devastare e a insanguinare l’europa. mentre l’eterno sta a significare l’ansia di assoluto, la tensione spirituale, il confronto e il dibattito religioso che, tra riforma evangelica e controriforma cattolica, attraversarono il secolo.
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