Meraviglie di una Toscana inattesa

di Andrea Semplici

Il lato nascosto della regione dei tanti tesori negli scatti in bianco e nero di Marco Paoli

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Lente zoom immagine

Non sono stato il solo a pensare che i bianco e neri di marco paoli e le parole della poetessa alba donati fossero un’attesa. ho sfogliato, con lentezza, questo hallelujah di fotografie e versi, di immagini e poesie, e, senza volerlo, senza desiderarlo, ho pensato a un mondo in attesa. ho pensato che statue, sale abbandonate, sottotetti, parchi, prigioni di manicomi, chiese in rovina, graffi sui muri, cimiteri solitari, stessero semplicemente aspettando. Come sempre, come è inevitabile. Mi è venuto in soccorso mimmo jodice, fotografo della perfezione del paesaggio, citato, proprio all’ultima pagina del libro, dalla storica dell’arte marcella cangioli: «siamo sempre in attesa, in verità, di qualcosa di buono o di cattivo, non so, ma certo vivere non è altro che attesa». 

Con un sorriso, ho anche pensato a qualcosa di molto più leggero: che questi luoghi, abbandonati, corrosi, usati dal tempo e dalla natura, queste statue trasformate da muschi e licheni fossero semplicemente in attesa di un uomo con macchina fotografica, treppiede e pazienza. le statue, le cisterne, le mura, le colonne volevano continuare a esistere. oltre i secoli. oltre la loro vita. e hanno affidato speranze all’infinito della fotografia.
Marco Paoli, strano fotografo, i suoi obiettivi vedono cose che altri non riescono a vedere, ha girato il mondo (questo lo si scrive sempre nelle microbiografie). Io l’ho incontrato fra gli alberi dell’etiopia. e ho visto quel paese con altri occhi.

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