Non esiste forse immagine tanto sfruttata quanto l’ultima cena di leonardo da vinci – insieme alla pietà vaticana di michelangelo. rivisitata in tutte le salse e in ogni variante possibile nell’ambito delle arti visive, è ormai una sorta di topos della cinematografia – da viridiana di buñuel a m.a.s.h. Di altman a vizio di forma di anderson (ma ci giocano anche i simpson) – senza contare lo sfruttamento in ambito pubblicitario o, a un livello infimo, il merchandising (categoria alla quale tutto sommato appartengono i romanzi di dan brown e i loro derivati).
L’innovativa iconografia sacra elaborata da leonardo, così attenta a scrutare la verità umanamente sconvolgente del fatto sacro (il sacrificio e il tradimento), è divenuta un’icona pop: depauperata, anzi spolpata, ridotta a trito ammiccamento, impiegata per lo più in senso contrario all’originale. l’immagine leonardesca ha finito per acquisire un valore autonomo e autoreferenziato, scollato dal contesto e dal significato che l’ha originata.
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