Campanili, castelli e risaie di Lomellina

di Franca Porciani

Dai Longobardi agli Sforza, il territorio è ricco di testimonianze architettoniche e di un’agricoltura che deve molto al genio di Leonardo

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«L’occidente lombardo incastona nell’oriente piemontese una terra d’acqua, che definisce i suoi confini con la linea dei fiumi po a sud, sesia a ovest e ticino a est. terra geometrica, suddivisa in un’infinita serie di quadrati, triangoli, rettangoli fatti di pertiche seminate a riso, a mais, abitate dai pioppi, segnate dalle rive, nel silenzio interrotto soltanto dallo sciabordio costante di una chiusa che regola il flusso delle acque…».

Così lo scrittore angelo ricci descrive la sua lomellina, terra di confine fra il piemonte e la lombardia, immersa nell’acqua che proviene dai fiumi e dalle risorgive che raccolgono il deflusso dei ghiacciai, disegnata dall’agricoltura, punteggiata di paesi, chiese, castelli, monasteri. un paesaggio antico e quasi immobile da secoli, da quando la rivoluzione leonardesca creò il sistema dell’irrigazione moderna. pianura e ancora pianura, tratteggiata da strade immerse nel silenzio, d’inverno in nebbie quasi impenetrabili.

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