La prima piazza che viene in mente, quando si pensa alle piazze raffigurate dai pittori, è quella della città ideale (1480-1490), di cui si conoscono tre versioni: una conservata a urbino, l’altra a baltimora, la terza a berlino. si chiamano città, ma sono appunto piazze e sono così perfette, così meravigliosamente illuminate da una luce d’avorio, da suggerire un pensiero maligno. cioè che siano così belle perché l’uomo non c’è. e infatti, secondo molti studiosi le figurette che si vedono in primo piano nell’unica versione “abitata”, quella di baltimora, sono state aggiunte dopo. non dall’artista, chiunque esso sia.
Quella piazza, in realtà, è una metafora del buon governo. sullo sfondo si vedono tre architetture emblematiche: una sorta di colosseo, un arco di trionfo che ricorda quello di costantino e un edificio simile al battistero di firenze, allora considerato un tempio di età romana dedicato a marte. l’opera dunque rende omaggio a una classicità insieme immaginaria e concreta, a un vertice di bellezza considerato inimitabile, ma vuole anche rispecchiare l’ordine cosmico, perché è dipinta con le stesse proporzioni matematiche da cui sembra governato l’universo. in primo piano, poi, ha quattro colonne che culminano con altrettante statue allegoriche.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Abbonati a Luoghi dell’Infinito per continuare a leggere
La rivista è disponibile in formato cartaceo e digitale
Abbonati alla rivistaSei già registrato? Accedi