Gli architetti definiscono ordinariamente la piazza «spazio differenziato nel contesto urbano, di sosta piuttosto che di passaggio, quindi dotato di particolare significato o attrattiva, talora adibito a funzioni caratteristiche». una buona definizione di sintesi. proviamo a verificarla nella sua dinamica storica, almeno per quanto riguarda la nostra civiltà occidentale. La piazza è, propriamente, uno spazio aperto nel quale confluiscono più strade, oppure una strada allargata. entrambi i casi sono di solito delimitati da edifici; e, non di rado, la piazza è antistante a un edificio solenne (palazzo o chiesa), e a esso funzionale. ciò suggerisce un uso pubblico, se non addirittura rituale, di tale spazio.
Nell’età romana, il termine “plàtea” indicava un’area urbana caratterizzata da uno spazio libero circondato da edifici: poteva pertanto trattarsi di una “piazza” nel senso moderno ma anche semplicemente di un cortile. la piazza propriamente detta, con le annesse funzioni che noi a tale termine usiamo assegnare, era per i greci l’agorà e per i romani il forum, che poteva peraltro essere specificamente adibito a molti usi: publicum forum era la piazza fornita di templi e di tribune nella quale ci si riuniva o ci s’incontrava per discutere o per deliberare a proposito di problemi politici o per altri negozi.
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