Se la città spiazza i poeti

di Roberto Mussapi

Salvo poche eccezioni, la piazza non è tema da poesia: l’origine del rito e della tragedia, infatti, non è urbana

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La piazza non è luogo dei poeti. esemplare quella piccola e paesana di leopardi nel sabato del villaggio: i fanciulli che fanno «lieto romore» gridando «su la piazzuola in frotta» rappresentano l’umanità, raggruppata, nell’età innocente della speranza che dalla vita sarà elusa. si radunano sulla piazzola, ma, prevede il poeta, quel convivio è illusorio, presto cadrà su ognuno la solitudine.

La piazza è un teatro illusionistico più di ogni teatro, la folla vi converge cancellando l’individualità della persona, mortificando lo spirito di chi, solitario, può parlare esclusivamente dell’infinito, della luna. convinto, come leopardi, di parlare esclusivamente all’infinito, alla luna. in realtà leopardi poeta, perso nella sua dolorosa e straziante beatitudine, coglie il cuore dell’universo, mentre l’uomo leopardi si sbaglia: sta parlando a una piazza che non vede, a lettori di tutto il mondo, anche di età a venire.

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