Da Venezia al Ghana, la festa delle perle di vetro

di Bruno Zanzottera

Merce di scambio fin dal XVI secolo, le murrine sono al centro di riti ancestrali

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Per secoli le perle di vetro, conosciute con il nome di murrine, chevron, millefiori, rosette, realizzate a murano e in altre città europee vennero portate in africa dai mercanti che le utilizzavano come merci di scambio per procurarsi oro, avorio e schiavi. La produzione vetraria veneziana affonda le sue radici in tradizioni molto antiche e si rifà direttamente alle già floride produzioni romana e bizantina.

Sull’isola di torcello sono tornate alla luce fornaci con frammenti di vetro e tessere di mosaico in un contesto archeologico risalente al 600-650. grazie alla bolla d’oro concessa ai mercanti veneziani dal basileus di costantinopoli nel 1082, con l’esenzione da tutte le imposte sul territorio bizantino, inizia l’espansione commerciale della serenissima che la vedrà protagonista negli scambi tra l’europa continentale e il bacino meridionale del mediterraneo, il vicino e il medio oriente. fondachi e ambascerie permanenti saranno presenti nel reame di granada, nel marocco almoravide, nell’egitto fatimide e mamelucco e negli emirati selgiuchidi del sud-est dell’anatolia.

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