Lucifero, belzebù e astarot se ne stanno in silenzio sotto la grande tenda, in attesa di salire sul palco. a fianco della chiesa madre di adrano si aggirano la morte, l’umanità e l’arcangelo michele, pronti a dare vita all’ennesima rappresentazione allegorica di una guerra eterna: quella tra il bene e il male. Adrano è un paesone di 35mila abitanti a sud-ovest dell’etna e ogni mattina di pasqua si rinnova la tradizione della diavolata: attori rigorosamente locali portano in scena, su un palco costruito davanti alla chiesa, una storia rivisitata alla fine del settecento da don anselmo laudani.
Gli elementi pagani e quelli cristiani si fondono insieme in un rituale che qui, alle pendici del vulcano attivo più alto di tutta la placca euroasiatica, con una scenografia ricca di fiamme, fumo e lava rossa, assume un significato ancora più evidente: l’Etna è l’inferno e lucifero vive nei suoi crateri.
inferno, l’etna, lo è diventato a partire dal terzo secolo, quando si cominciò a pensare seriamente che dal vulcano, poi definito umbilicus inferni, uscissero davvero diavoli e demoni (ritenuti allora i veri responsabili di eruzioni e terremoti).
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