«Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di spirito santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo spirito dava loro il potere di esprimersi»: è il momento della pentecoste, raccontato negli atti degli apostoli. come la venuta dello spirito apre la chiesa a tutto il mondo (anzi la “spinge” nel mondo), così il fuoco è un simbolo antichissimo che attraversa tutte le religioni e tutte le culture, forse per la centralità della sua conquista. in un dualismo costante tra distruzione e rinascita, nell’ambivalenza tra fascino e pericolo. a questo tema è dedicato lo speciale del numero 240 di “luoghi dell’infinito”, in edicola da martedì 4 giugno con il quotidiano “avvenire”.
Due gli editoriali che aprono lo speciale. il sociologo ulderico bernardi si sofferma sulla pratica arcaica e ancora viva dei falò che in tutta europa segnano le “soglie cosmiche” dei solstizi invernali. massimo lippi, scultore e poeta, innalza un “cantico” alla fornace, luogo di una sapienza antichissima, quella della fusione del bronzo. ermes ronchi e marina marcolini tracciano poi un profilo della presenza del fuoco nelle sacre scritture (dove è segno della presenza di dio) ma anche nella grande letteratura spirituale, da San Francesco a padre Turoldo. Franco Cardini invece allarga lo sguardo alle varie culture del mondo, dove il fuoco è il grande elemento purificatore: simbolo privo di una lettura univoca può liberare o distruggere, ma appartiene sempre alla sfera divina. Elena Pontiggia racconta la presenza del fuoco nell’arte occidentale: se per secoli è limitato agli effetti luministici, da turner in poi diventa un soggetto protagonista. il campo della poesia è esplorato da roberto mussapi.
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