La formazione di un grande artista è sempre ricca di interrogativi. nel caso di leonardo da vinci la sua permanenza nella bottega del verrocchio fin quasi ai suoi trent’anni, fino alla partenza per milano, indica un rapporto particolarmente forte e coinvolgente, che fu fondamentale per entrambi gli artisti. Temperamenti se possibile antitetici, i due entrarono in una dialettica feconda, che li stimolò a mettersi costantemente in gioco e a superarsi di continuo. a unirli furono lo sperimentalismo e la tensione formale, per il maestro miranti a una perfezione armoniosa e concentrata, a una suprema acribia visiva, per l’allievo rivolti a indagini più inquiete, all’animazione irriposata dove ogni termine netto viene eluso e sforzato.
Che Verrocchio sia stato un grande scultore lo si sa da sempre, i manuali lo ripetono ancora oggi; lo scopo, l’ambizione della mostra in corso a palazzo strozzi a firenze è di provare che verrocchio è stato sommo come scultore, in particolare come maestro del metallo. Questo perché è riuscito a unire con abilità straordinaria il meglio della scultura del primo quattrocento fiorentino, senza però guardare nostalgicamente verso il passato, ma costruendo su di esso il futuro. sono due gli ascendenti che confluiscono nel cammino di verrocchio: da una parte donatello e dall’altra desiderio da settignano.
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