«Quando mi fu proposto di scrivere un testo per le meditazioni della via crucis ebbi, superata la sorpresa, un contraccolpo di vero e proprio sgomento. ero invitato ad una prova ardua su un tema sublime. la passione di cristo – ce ne può essere uno più elevato? non era solo un dubbio di insufficienza e inadeguatezza, era anche di più il timore che la mia disposizione interiore non fosse così limpida e sincera quanto il soggetto richiedeva. non mi sentii di rispondere all’istante, né d’altra parte mi era richiesta tale prontezza».
Questo è l’inizio drammatico della premessa di mario luzi alla passione di cristo, quando l’opera gli fu richiesta da papa giovanni paolo ii per l’occasione della pasqua del 1999. Guardo ancora la foto del loro incontro, evento memorabile. ma torniamo allo scritto. le parole della premessa fremono di tensione poetica e spirituale con furore paolino, mentre l’animo del poeta vive un tormento foscoliano. sta già cercando la via. la poesia è un’indicazione di vita, segna le rotte, esiste prima del suo esito compiuto, prima dell’opera: «l’immaginazione già in moto mi prefigurò un testo poematico di cui gesù fosse l’unico agonista.
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