«Tutti noi viventi» scrisse marcel proust «non siamo che dei morti non ancora entrati in funzione». a manila ne sembrano consapevoli le migliaia di persone che con notevole anticipo (sono tutte vive e vegete, talvolta con neonati al seguito) hanno deciso di trasferirsi al cimitero: non per morire, bensì per continuare a vivere.
Ora, vivere in un cimitero suona come una contraddizione di termini, ma nella capitale delle filippine, la cui area metropolitana conta oltre dodici milioni di abitanti ed è strangolata da una sovrappopolazione fuori controllo, c’è da fare di necessità virtù. e così lo spazio riservato ai morti viene occupato pure dai vivi: le famiglie senza una casa, o quelle che l’hanno perduta in seguito alla crisi economica, trovano alloggio fra le tombe dello sterminato north cemetery, il più vasto della città, inaugurato all’inizio del ‘900 e luogo dell’eterno riposo per oltre un milione di sepolture.
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