E' una storia che comincia nell’autunno del 1973. la piccola comunità dell’isola abitava nel palazzo vescovile vicino all’approdo. tutto allora sembrava enorme, smisurato. le celle erano collocate in ampie stanze completamente prive di arredamento, con i soffitti a cassettoni: uno strano miscuglio fra l’agiatezza d’altri tempi e la nostra povertà, avara perfino dell’indispensabile. Un giorno – nella primavera del 1975 – avendo scovato un passaggio che rendeva più facile l’ingresso al matroneo della basilica, dove ci recavamo per la preghiera, ci radunammo davanti all’apertura con tanto di libro liturgico per cantare l’antifona: ego sum ostium! io sono la porta. ero l’ultima, o meglio la prima arrivata dopo la fondazione, capostipite di una lunga schiera di sorelle, e rimasi letteralmente sbalordita dalla naturalezza con cui la liturgia dava voce alle vicende quotidiane.
Giunte da pochi mesi sull’isola di san giulio, eravamo ancora senza acqua potabile e senza riscaldamento, ma ci mettemmo subito all’opera per passare dall’uso del breviario latino a quello italiano. La liturgia è cresciuta con noi, giorno dopo giorno, nel desiderio di trovare il “nostro” modo di vivere la lode di dio dignitosamente, con proprietà, nonostante l’esiguità delle forze. la madre fondatrice – anna maria cànopi – volle fin dall’inizio che la giornata fosse scandita dall’ufficio divino, da mattutino a compieta, comprese le ore minori, recitate o meglio cantate insieme nel coro, il cui luogo variava spesso, perché il monastero era ancora tutto da “inventare” nella sistemazione logistica.
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