Parlando della montagna in letteratura, ho sempre sottolineato, anche su queste pagine, come, a differenza del mare, non possa ispirare la nascita di un genere letterario: l’avventura per mare è collettiva, sin dall’inizio, mentre quella sulla montagna è individuale. nasce la letteratura di mare, epica, con l’odissea, fino a Moby Dick e gli altri capolavori, poiché il fondamento è un’epopea, mentre la montagna ispira visioni e bagliori, una ricchissima antologia di capolavori (sto parlando di letteratura, ma pensiamo alla pittura, a turner, ai maestri giapponesi...) della stessa stoffa della visione del mistico, e del poeta lirico. L’avventura in montagna, esperita fisicamente o nella pura immaginazione, non conduce da una terra a un’altra, ma dalla terra al cielo.
Pare replicare, sul piano umano, al miracolo originario dell’albero, che affonda le le sue radici nella terra, da cui trae nutrimento, per salire verso le regioni del cielo, allontanandosi dall’humus da cui pure nasce. Lega la terra al cielo. Per quanto alta e lontana, quella cima non si è staccata dal suolo, ma lo porta nel cielo: da qui l’albero cosmico, presente in tutte le religioni in forme e manifestazioni e nomi differenti, ma identico nella sostanza.
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