Itala Gente, dalle molte vite: così è stato detto, ed è passato a torto o a ragione in proverbio. ciò significa che l’autobiografia collettiva degli italiani – che ha trasformato questo endecasillabo in una massima – passa attraverso l’idea delle morti e delle resurrezioni collettive: rispondendo a distanza a un’invettiva di Alphonse de Lamartine, che aveva parlato dell’italia come della “terra dei morti”, Giosuè Carducci componeva a Bologna nel 1890 un’ode, piemonte, nella quale a proposito della prima guerra d’indipendenza, quella del 1848, esclamava: «Italia, Italia! – e il popolo de’ morti surse cantando a chiedere la guerra».
La poesia carducciana, al di là della polemica contro lamartine a proposito del “popolo de’ morti” che riscatta se stesso, riprendeva il tema eroico del recupero di libertà e di dignità attraverso i conflitti armati; e ribadiva che solo con l’uso delle armi un popolo fosse in grado di riscattarle. era un tema antico, desunto da Dante, da Petrarca e da Leopardi. In realtà, quello che l’uso della storia in quel tempo indicava come necessario alla gloria e alla rinascita d’italia corrispondeva a una realtà più complessa e profonda, che si poteva intendere solo in termini di autocoscienza nazionale. ma allora, quanto a lungo si poteva risalire nel tempo?
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