La parabola di raffaello si colloca cronologicamente in una fase feconda per i rapporti di scambio e di rielaborazione linguistica tra italia e nord europa. vista in questa prospettiva, l’opera del sanzio si pone come autentico punto di svolta, soprattutto in relazione all’arte nederlandese.
Gli anni della formazione di raffaello corrispondono al momento di massima fortuna dell’arte fiamminga in italia: la ritrattistica e il naturalismo consolidatisi in terra di fiandra vengono a costituire, presso la committenza più aggiornata e sensibile, una vera e propria “moda”, favoriti dalla versatilità della pittura a olio, una tecnica che consentiva effetti di dettaglio e di luminosità pressoché sconosciuti.
Raffaello, sin da giovanissimo, a urbino, assimila le novità dei fiamminghi, tenute in gran conto dal duca federico da montefeltro che aveva accolto il pittore giusto di gand, coinvolgendolo nella decorazione del suo famoso studiolo. lo stesso giovanni santi, padre di raffaello, spende parole di elogio per rogier van der weyden e jan van eyck «ne la cui arte et alto magistero di colorir, son stati sì excellenti, che han superati molte volte el vero», e rivela nelle sue opere tracce evidenti dell’influenza della grande scuola fiamminga.
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