Ci sono stati giorni, negli spiragli del lockdown, in cui chi era cresciuto in questa città si affacciava al balcone e si stupiva dell’aria trasparente, da lei si faceva condurre per le scale fino al portone, poi si avventurava giù per piazza massimo e via verso il mare. non pareva possibile che la città fosse come cristallo di luce, che l’aria sembrasse quella di una piccola isola sul mare.
L’azzurro del cielo era tale da commuovere il cittadino abituato all’opacità del traffico e rassegnato all’aria di città. E giunto al foro italico la sorpresa diventava un terrazzo spalancato sull’acqua, il capo zafferano, le madonie, si arrivava a vedere l’etna e allora ci si sentiva davvero diversi, fortunati a essere su una terra così viziata dagli elementi. l’intero processo che aveva richiesto sacrifici e chiusure sembrava premiarci, con le acque del porto di sant’erasmo che erano diventate trasparenti da potercisi bagnare. Il mare, dimenticato dai cittadini per molti anni, tornava a porre loro antichi quesiti: come mai siete qui senza accorgervene? Come mai avete dimenticato che questa città è un tutt’uno con lo splendore dell’isola, come mai continuate a provocare la fortuna e a non ringraziarla mai?
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