Nel linguaggio giuridico romano, una colonia era un agglomerato di un certo numero di cittadini che per legge – mediante l’istituto della deductio – venivano “distaccati” dall’urbe su un territorio nel quale si stimava opportuno insediare persone di provata e sicura fedeltà, a ciascuna delle quali veniva assegnato un appezzamento di terra da coltivare (in latino colere: da cui appunto il termine colonia).
Verso la fine del III secolo a.c. i romani avevano cominciato a sottomettere al loro controllo i territori insediati dai galli sènoni, tra marche e romagna attuali; ma la loro marcia verso il nord e il nord-ovest della penisola italica procedette a rilento a causa della resistenza opposta dai galli boi. onde facilitare e consolidare le comunicazioni lungo le nuove aree acquisite, nel 187 a.c. il console marco emilio lepido avviò la costruzione di una via, la via emilia appunto, destinata a collegare la città di ariminum (rimini) con bononia (bologna) e placentia (piacenza), e che come tutta la regione circostante assunse la denominazione derivata dal suo nomen.
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