Sulle due rive di Parma, la città della meraviglia

di Pier Carlo Bontempi

L’ansia di modernità non ha risparmiato Parma ma, nonostante tutto, il suo fascino monumentale e intimo resiste al tempo

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Tagliata dal corso del torrente omonimo, parma mostra due anime, due caratteri se non opposti sicuramente contrastanti e ben visibili nelle due parti in cui si divide. curiosamente la “riva destra” è chiamata “parma nuova” pur essendo la parte storicamente più antica e nobile. a questa si contrappone la “riva sinistra” detta “oltretorrente” o anche “parma vecchia”, forse più per le cattive condizioni degli edifici in passato che non per l’antichità dell’insediamento. il nucleo primitivo di questa riva risale al periodo altomedioevale a differenza di parma nuova, di impianto consolare romano.

Basta guardare un’immagine aerea della città di parma per rendersi conto dell’estensione relativamente contenuta della città storica e del dilagare incontrollato nel XX secolo dello spazio urbano periferico, che dà luogo a un’indistinta commistione tra suolo urbanizzato e campagna coltivata. L’estensione di parma storica, cioè la città all’interno delle mura farnesiane, è circa un settimo dell’occupazione del suolo dello sviluppo attuale; il solo quartiere paradigna, una desolata porzione a nord dell’ampia periferia che circonda la città, è esteso quanto tutto il centro storico. La periferia si è sviluppata perdendo il carattere di urbanità e rovinando il paesaggio agrario circostante. Né vera città né verde campagna.

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