La genesi riporta due racconti della creazione: il primo mette in evidenza l’amore di dio per la varietà e la ricchezza della vita, un dio attento a ciascuna erba, ciascun seme, ciascun albero (gen 1,29), innamorato dei dettagli (nel linguaggio contemporaneo si direbbe della biodiversità). Nel secondo racconto, il più antico, è detto che il signore dio piantò un giardino in eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato (genesi 2,8). L’azione creatrice di Dio consiste nel piantare alberi, fiori, giardini. E nel mettere l’uomo in relazione con essi. l’immagine delle origini è quella di un dio giardiniere con le mani intrise di terra (adamà), per lavorarla, aprirla, farla morbida per i semi, rincalzarla attorno ai fiori e alle erbe.
Un Dio contadino e ortolano, e poi vasaio che impasta la polvere del suolo e la modella, plasmandone l’uomo (adam). noi siamo terra, unitamente alle eterne radici, come affermava david maria turoldo. il tema della cura del creato, adombrato nel primo racconto – «siate fecondi, riempite la terra, soggiogatela, e regnate [...] su ogni essere vivente» (gen 1,28) – emerge in tutta la sua forza nel secondo: dio colloca adamo in un giardino perché lo custodisca e lo coltivi, due verbi che inaugurano il filone della cura amorosa che ha il vertice in San Francesco.
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